giovedì 27 giugno 2013

A Strange Kind of Woman

Con "faccine", simboli e cose simili si potrebbe sostenere una conversazione intera. Anzi c'è chi lo fa senza problemi, quotidianamente. Studi recenti dimostrano che le femmine ne fanno un uso maggiore rispetto agli uomini. Sicuramente con le "faccine" si può rispondere affermativamente alla domanda:

Faccio in tempo a sentire l'assolo di Ritchie Blackmore che arriva tra poco?

Uto dialoga probabilmente con una donna mentre ascolta (neanche a farlo apposta, oppure sì) "A Strange Kind of Woman" dei Deep Purple. Non riesce a farne a meno di imbracciare la chitarra elettrica inesistente, scuotendo ritmicamente la testa come se avesse una massa di capelli lunghi e folti da gestire. Capelli come onde del mare, che accompagnano la svisata crescente di intensità verso l'inevitabile nota acuta "tenuta" come se fosse l'ultima azione sensata da compiere per l'intera umanità. Per lo meno per quella parte di umanità che ascoltava l'Heavy Metal.

:) ;)
Due punti e parentesi chiusa: va bene. Punto e virgola e parentesi chiusa: strizzatina d'occhio; condivido; non si può interrompere proprio adesso.

La mano sinistra scorre lungo il manico immaginario con le dita che si muovono a martelletto, avvicinandosi verso la mano destra che, tenendo tra pollice e indice un plettro immaginario, si muove appena ma con la consapevolezza che sta per pizzicare quella corda, il mi cantino. Sta per arrivare inesorabile quella nota che scaricherà tutta l'energia accumulata dall'assolo, supererà l'apice massimo del coinvolgimento, fino a far riprendere fiato, solo come un centometrista può fare appena dopo aver tagliato il nastro di arrivo.

La folta chioma, in realtà, sono pochi capelli bianchi e il fiato è talmente corto che di sicuro non appartiene ad un atleta. È Uto, ha ottanta anni, ha una quantità  di acciacchi che se dovesse elencarli su "Whatsupp" non gli basterebbe un abbonamento senza limiti di traffico internet.
Per chi ha ottanta anni non sono certo i megabyte che vengono a mancare ma è il tempo. Infatti è quello che ha appena chiesto tramite l'applicazione del proprio telefono. Lui non usa le "faccine" ma sa interpretarne il significato. D'altronde è già quasi un miracolo che un ottantenne utilizzi uno smartphone per comunicare.

Cavoli! È sempre come la prima volta, quando l'ho sentito, dal vivo... non ricordo dove.

Scrive con le mani tremanti, pigiando tre tasti per volta, contando sulla fortuna di azzeccare la lettera giusta.. e sul correttore automatico. Non sempre il correttore fa il proprio dovere e compaiono parole piuttosto stravaganti. Infatti invece di scrivere "vivo" la prima volta ha scritto "vino". Certo che un bicchiere di vino non sarebbe male...

...e per un bicchiere di vino?
>(
Faccina accilliata: "neanche a parlarne".

Merda! Devo proprio andare adesso?
>)
Sì perentorio ma cordiale nella risposta.

Ok... Va beh.. cmq mi sono divertito.
;)

Il giorno dopo si sarebbe commentato come Uto si fosse spento senza soffrire mentre ascoltava il proprio gruppo rock preferito. Tutto sommato un bel modo di andarsene.

3 commenti:

  1. uto se n'è iuto...ma tu pure non scherzi!!
    allora eccoti un'altra parolina: SBLOCCATI! :DDD

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Se vuoi scrivi una parola e io proverò a trasformarla in fiaba.