giovedì 1 ottobre 2009

Pippo, l'amico immaginario.

C'era una volta Pippo, l'amico di Topolino, direte voi, invece no! Pippo era l'amico immaginario di un bambino come tanti: con una mamma e un papà che gli volevano talmente tanto bene che per mostrare quanto, la mamma prendeva per mano il papà e allargando entrambi le braccia, non bastava ad indicargli le dimensioni del loro amore.
Solo il bimbo vedeva Pippo e per questo motivo i suoi amichetti lo prendevano tutti in giro. Al bimbo un po' dispiaceva ma al suo amico immaginario non poteva rinunciare. Lui era alto e magro, un po' strano nel vestire: con i pantaloni blu, le scarpe gialle, enormi, un berrettino curioso e gli occhi dolci dallo sguardo un po' annebbiato. Assomigliava molto a Pippo l'amico di Topolino ma non era lui. Quando il bimbo si sentiva in difficoltà, magari a scuola se non capiva qualche cosa, o durante i giochi con i suoi amici che a volte lo tenevano in disparte, allora, il bimbo, sentendosi un po' solo, si guardava attorno e trovava sempre il suo amico Pippo che lo guardava con i suoi occhietti languidi e sorridenti.

Un giorno, a scuola, la maestra disse al bimbo che aveva sbagliato il dettato e che doveva correggerlo tutto da solo per punizione. I suoi compagni di classe ridendo lo presero in giro dicendogli: "Perchè non chiedi al tuo amico Pippo di aiutarti! Tanto non esiste e se hai fatto tutti quegli errori certamente non sarai capace di correggerli." Il bimbo, con le lacrime agli occhi, rispose: "Certo che chiedo al mio amico Pippo e vedrete cosa sarà capace di fare!". Il bimbo era talmente agitato e arrabbiato con i suoi compagni di scuola che si dimenticò di guardarsi attorno per cercare Pippo e cominciò con determinazione a rileggere il dettato e a correggere gli errori. Dopo un'ora consegnò il compito alla maestra che leggendo con attenzione il dettato del bimbo si rese conto che aveva corretto tutto molto bene. Così di fronte a tutta la classe, disse al bimbo che era stato molto bravo e che tutti i bambini della classe avrebbero dovuto imparare da lui a correggere i propri errori.

I compagni del bimbo che prima lo avevano preso in giro, da allora non lo presero più in giro, anzi lo consideravano come un bimbo speciale che aveva un amico molto speciale che lo aiutava quando era in difficoltà e un po' lo invidiavano. Il bimbo, invece, non disse mai a loro che il suo amico Pippo da allora, non si faceva vedere molto spesso perché forse andava ad aiutare qualche altro bimbo in difficoltà: lui non ne aveva più bisogno. Di sera, a volte, prima di addormentarsi o forse mentre già dormiva, chiacchierava un po' con il suo amico che veniva a trovarlo ma durante il giorno non accadeva quasi mai perché troppo indaffarato a giocare con tutti i suoi nuovi amichetti.

Scritta il 01/ott/2009 su richiesta di un bambino speciale.


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