lunedì 20 aprile 2009

Astor


C'era una volta una palla da bowling diversa da qualsiasi altra. Infatti era la palla da bowling del gigante Abram, che abitava sul monte Astor, il monte più alto del mondo dei giganti. In quel mondo tutti quanti erano grandi, anzi enormi. Tutti, anche i bambini piccoli erano grandi come dei palazzi di dieci piani. Le mamme e i papà erano alti come grattacieli. In questo mondo tutto era così grande che uno bimbo normale sarebbe stato piccolo come una formichina.

Al gigante Abram piaceva molto giocare a bowling, per questo aveva deciso di costruirne uno dentro al proprio castello. Un giorno che si sentiva particolarmente in forma, Abram si preparò a fare uno dei suoi tiri migliori. Si avvicinò alla sua palla da bowling preferita, la pulì con uno straccio e infilò le tre dita della sua enorme mano destra, nei tre buchi che ogni palla da bowling ha.  Poi con molta calma e mantenendo la concentrazione sui birilli in fondo alla pista di legno, si portò la mano destra con la palla sotto al mento, aiutandosi con la mano sinistra. Era pronto a iniziare una piccola rincorsa per lanciare la boccia sulla pista, verso i birilli.

Enrichetto, invece era un bambino normalissimo che viveva con i il suo papà e la sua mamma, in una casetta vicino a Vercelli, non tanto distante da Torino. La famiglia di Enrichetto, coltivava il riso e un giorno mentre la mamma e il papà erano nelle risaie a lavorare, Enrichetto trovò nella soffitta del nonno un vecchio e impolverato libro con uno strano stemma sulla copertina. Lo stemma rappresentava una montagna enorme con un castello sulla cima. Il bimbo aprì il libro e lesse alcune parole, a fatica perché non sapeva ancora leggere molto velocemente. Le parole dicevano così: "Se credi che i sogni si possano avverare, pronuncia il nome di Astor e preparati a volare. Se la fortuna ti aiuta e sai aiutarla, c'è una persona che ti aspetta, torna ad abbracciarla".
Enrichetto richiuse il libro e tornò nella sua cameretta pensando a quelle parole che aveva letto e gli venne in mente un sogno che aveva fatto la notte prima: aveva sognato un mondo di fate, di cavalieri e di... giganti. Fu proprio mentre ricordava quel sogno che pronunciò la parola che aveva letto: Astor!. Per un attimo non vide più niente e poi un vento fortissimo sulla faccia gli impediva quasi di aprire gli occhi. Quando riuscì ad aprirli, si rese conto che stava volando velocissimo in cielo, superò le nuvole e sempre più veloce si avvicinò ad una montagna che era proprio quella disegnata sulla copertina del libro, Il monte Astor con in cima il castello del gigante Abram. Era tutto enorme, compresa la finestra del castello da dove, velocissimo, ci passò attraverso volando, per atterrare su una specie di pista fatta di legno... Sì, era proprio la pista di bowling del gigante Abram. Lui, enorme, con una boccia altrettanto enorme appoggiata sotto al mento, stava facendo un passetto e un'altro più lungo, abbinato ad un gesto molto elegante, considerando che per Enrichetto era come vedere muovere la statua della Libertà piuttosto che la mole Antonelliana. Abram, allungandosi verso la pista, lasciò cadere la boccia che cominciò a rotolare con un effetto molto particolare, capace di imprimere alla boccia una traiettoria che subito sembrava portare la palla nera verso il corridoio a lato della pista, per poi cambiare direzione e puntare verso... Enrichetto!

Il bimbo vide una enorme palla nera, grande come un palazzo, rotolare verso di lui. Che paura! Enrichetto cominciò a correre più veloce che poteva verso delle costruzioni enormi bianche che guardandole bene... erano i birilli del bowling! A quel punto si rese conto che non sarebbe mai riuscito a correre più veloce dell'enorme palla nera. Così decise di fermarsi e osservare la palla. Vide tre buchi che comparivano e scomparivano sulla superficie della boccia rotolante. Erano i buchi dove si mettono le dita ma in questo caso erano grandi come delle grotte. Enrichetto, osservando uno dei tre buchi che compariva e scompariva dritto verso di lui, decise di andare incontro all'enorme palla. Proprio quando la palla stava arrivando sopra di lui come un pallone da calcio su una formichina, Enrichetto si accucciò e la boccia di Abram gli passò proprio sulla testa e per qualche istante si trovò dentro ad una grotta: il buco per il pollicione del gigante Abram. Che Fortuna! ma anche che coraggio Enrichetto! Fu proprio in quel momento che le parole scritte nel libro ebbero un senso: " ...Se la fortuna ti aiuta e sai aiutarla, c'è una persona che ti aspetta, torna ad abbracciarla."

Enrichetto si trovò a volare più veloce di prima, sembrava un aereo, anzi un missile. Riuscì a riaprire gli occhi proprio mentre sentiva la voce della mamma: "Enrichetto, muoviti! E' pronta la cena" L'immagine che vide, fu proprio la mamma che si stava girando verso il tavolo in cucina e lui che atterrava proprio lì: in mezzo alle tette della mamma.

"Bravo Enrichetto! hai proprio fame per essere arrivato così veloce". La mamma lo abbracciò forte, dandogli un bacione sulla fronte, e mentre Enrichetto si godeva le coccole della mamma, gli sembrò di sentire un vocione che arrivava da lontano lontano e che urlava: "Strike!"


Scritto nel 2009 partendo dalla parola: "palla da bowling".

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